Grazie Libero,
cento volte grazie inneggiamo a te.
Tante volte quanti gli anni trascorsi dalla tua indimenticabile vittoria di Zurigo.
Era un sabato uggioso quel 25 agosto di cento anni fa, allorché i migliori puri al mondo di un ciclismo di fatto eroico si sfidarono in terra elvetica, pedalando da Zurigo a Basilea in andata e ritorno per un totale di 180 chilometri.
Avevi già vinto molto, ma gli esperti per quanto ammaliati dalla tua esuberanza fisica ti consideravano un outsider.
I padroni di casa erano certi della vittoria, perché da settimane si allenavano sul percorso del “mondiale”.
Ma la storia dello sport con la esse maiuscola è ricca di fiabe che non solo stupiscono i più piccoli, ma anche coloro che hanno le spalle curvate dagli anni vissuti.
Scivolasti, a causa della pioggia, sull’asfalto prima della gara e durante la stessa finendo addirittura in un fosso: segni premonitori che possono intimorire i carneadi, non i campioni.
Entrambi iniziano con la lettera “c”, ma solo i secondi scrivono la storia.
E la storia di quel Campionato del Mondo tu Libero l’hai scritta con l’inchiostro iridato ed indelebile per coloro che allora ti hanno amato e che oggi ti ricordano con gli occhi velati dall’emozione.
Ma torniamo a Zurigo: dopo oltre cinque ore di lotta i migliori si presentarono su quel lungo viale alberato, zeppo di spettatori che issavano bandiere rossocrociate, in fondo al quale era teso lo striscione dell’arrivo.
Due svizzeri precedevano gli altri cinque fuggitivi con un vantaggio tale da lasciar presagire il verdetto finale.
In quella bolgia improvvisamente un ciuffo biondo, vestito di azzurro, si fece largo tra i contendenti ed inarrestabile tagliò per primo il traguardo.
Una prova di forza che inorgoglì i tanti italiani costretti a lavorare nei Cantoni svizzeri per sfamare i propri figli.
Una prova di forza che testimoniò l’amore del Paese per la bicicletta che, nella rivoluzione industriale post bellica,
riscosse lo stesso successo dell’odierno cellulare.
Una prova di forza che rivelò una nuova promessa per dare il cambio a Gerbi, a Girardengo, a Belloni.
Un cambio che il destino malvagiamente ti ha negato, legittimando, però, sogni di maglie rosa e gialle avvolte sulle tue possenti spalle.
Grazie Libero,
cento volte grazie inneggiamo a te.
Tante volte quanti gli anni trascorsi dalla tua indimenticabile vittoria di Zurigo.
Dedica del Gruppo Ciclistico Libero Ferrario al primo ciclista italiano Campione del mondo su strada.